Tajani promette: “Salva Milano”, Forza Italia vuole un commissario ad acta!

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Il vicepremier e leader di Forza Italia ha proposto il commissariamento per affrontare le problematiche urbanistiche di Milano. Il sindaco Sala ha risposto che il progetto Salva Milano è terminato e non è necessaria la figura di un commissario


La nomina di un commissario ad acta è stata suggerita per tentare di risolvere le intricate problematiche urbanistiche di Milano, seguite al fallimento del noto progetto Salva Milano. Tale proposta è stata avanzata dal vicepremier e capo di Forza Italia, Antonio Tajani, durante un convegno alla Camera, con l’intento di prevenire una possibile paralisi della “capitale economica d’Italia” a causa di “dissidi interni alla maggioranza di sinistra” nella città.

L’ex presidente del Parlamento europeo ha espresso il proprio favore verso il commissariamento, sottolineando che l’obiettivo è procedere nella “direzione corretta” per una questione che supera il mero “argomento abitativo”, impattando piuttosto sulla “crescita” e sull’immobilismo di una città di rilievo internazionale come Milano, al pari di Roma. Tajani ha anche evidenziato l’impegno di Forza Italia a protezione di Milano, menzionando la lotta per la Borsa e la questione dello stadio. “Il Salva Milano non è un favore a un sindaco piuttosto che a un altro”, ha aggiunto. Per Tajani la posta in gioco è elevata: “Se Milano si ferma, rischiamo di bloccare l’intera Italia”, ha detto, facendo riferimento alle numerose famiglie che potrebbero non ottenere mai le abitazioni acquistate su carta.

La risposta di Sala: «Il Salva Milano è concluso»

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha prontamente risposto alle dichiarazioni di Tajani. Attraverso un post su Facebook, ha definito l’idea del commissariamento come un’iniziativa che “genera solo confusione“. Ha inoltre sottolineato che la complessità della situazione, che coinvolge Procura, Tribunale, Prefettura e Comune, “non può essere risolta da un commissario”.

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Sala, che aveva già definito il Salva Milano come “terminato e sepolto“, ha invitato il vicepremier a riconoscere che si tratta di una problematica “italiana e non solo milanese”, con le amministrazioni che devono navigare un “intreccio di leggi” e una legge madre che risale addirittura al 1942. Ha poi descritto la proposta come “improvvisata” e scollegata da un autentico confronto politico. “Non è il miglior modo per iniziare”.

Questa controversia si verifica a poche settimane dalla prima bozza del Testo Unico sull’Edilizia, che mira a semplificare le procedure e a chiarire le regole. Nel documento si fa riferimento al Salva Milano, prevedendo la possibilità di costruire senza l’obbligo di strumenti attuativi in presenza di urbanizzazioni adeguate. (riproduzione riservata).





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