A Roma si esplorano soluzioni per il contributo del settore bancario alla manovra finanziaria, dibattendo tra l’opzione di riscatto e il pericolo di complicazioni legali e tecniche. In Europa, si discute invece un prestito per Kiev garantito dai beni russi congelati, un’idea che genera divisioni tra i partner e preoccupazioni nella BCE riguardo la fiducia nell’euro e la validità legale dell’operazione.
Roma e Bruxelles: nella capitale italiana, l’esecutivo valuta, in vista del prossimo Consiglio dei ministri che potrebbe convocarsi oggi o al più tardi lunedì, le modalità per implementare il noto contributo delle banche alla prossima manovra di bilancio.
La problematica degli extraprofitti
Si scontra con l’insostenibile proposta di riscatto, che prevederebbe un’imposta del 27% sugli utili precedentemente accantonati come riserve, in alternativa a un’imposizione come extraprofitti. Questo potrebbe essere visto dai giuristi come una contradictio in adiecto: una precedente concessione che diventa un obbligo di dismissione previa tassazione, influenzando la libertà di gestione finanziaria con un continuo riferimento agli extraprofitti, che, pur non essendo nominati, rappresentano il problema centrale.
Si deve riflettere: data la necessità di un contributo per motivi di equità e solidarietà, come è possibile che ci si trovi in un labirinto di contraddizioni tecniche, evidenziando anche una mancanza di capacità tecnica? È lecito aspettarsi dei contraccolpi? Speriamo prevalga alla fine una maggiore chiarezza.
I beni russi congelati
A Bruxelles, invece, l’Unione Europea e la NATO stanno valutando come contribuire alle spese per la difesa, raggiungendo il 5% del PIL dei paesi membri entro il 2035, come finanziare il famoso progetto del muro di droni entro il 2030 e, soprattutto, come supportare attualmente l’Ucraina. Emergono questioni sull’uso degli asset russi depositati e congelati in Europa a seguito delle sanzioni imposte alla Russia. Le stime di questi beni variano tra 140, 170 e 200 miliardi di euro.
La confisca diretta di questi asset non è considerata fattibile. Pertanto, come recentemente proposto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, si pensa a un prestito facendo riferimento a 140 miliardi di euro.
Un prestito per l’Ucraina
L’idea, con diverse implicazioni, sarebbe quella di emettere per l’Ucraina un prestito garantito da questi beni e dai paesi partner europei. Alla fine del conflitto, gli stessi beni sarebbero utilizzati per il rimborso dei danni di guerra subiti dall’Ucraina.
Le implicazioni tecniche sono molteplici, ma tutte partono dal punctum dolens dell’uso o della garanzia di queste risorse, cosa che preoccupa la BCE, che giustamente teme che una soluzione tecnicamente e politicamente debole possa ridurre la fiducia degli investitori esteri nell’Unione e compromettere la stabilità dell’euro.
Anche il Belgio, per valide ragioni legali, esprime perplessità sulla soluzione proposta. L’ipotesi di rientro degli asset nelle riparazioni post-belliche rimane incerta, considerando anche quanto accaduto in passato al termine di grandi conflitti.
L’iniziativa diplomatica è assente
Si potrebbe concludere che ci troviamo in una situazione di stallo, superabile solo con una chiara consapevolezza dei rischi e una valutazione dei costi e dei benefici in senso ampio. Tuttavia, ciò che emerge è che il dibattito istituzionale si concentra principalmente sulla difesa dell’Ucraina, trascurando la possibilità di una seria iniziativa diplomatica per favorire un cessate il fuoco. Da un lato, la dubbia sostenibilità delle risorse e, dall’altro, l’assenza di un ruolo proattivo della politica, che dovrebbe essere proprio dell’Unione, sono evidenti. La mancanza di rilevanza, già vista nella guerra in Palestina, si manifesta in modo diverso nel conflitto in Ucraina. Gli obiettivi sembrano sfumare, e ciò accade, sebbene in contesti e dimensioni differenti, anche in Italia con le difficoltà sul contributo delle banche, senza considerare le necessità di ragionevolezza e proporzionalità. Sarà oggi un altro giorno, questa volta con una soluzione adeguata e condivisa? (riproduzione riservata)
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Giornalista esperto, Alessandro Bianchi guida il lettore nell’attualità italiana e internazionale con passione e precisione. Il suo approccio didattico rende l’informazione accessibile a tutti.