La legge 220/2021, che mira a contrastare il finanziamento di aziende che producono mine antiuomo e bombe a grappolo, sta creando complessità notevoli nel settore bancario. Sia le banche che gli intermediari coinvolti nella gestione di ordini e nei processi di finanziamento si trovano di fronte a numerose incertezze interpretative.
Le linee guida fornite dalle autorità si rivelano insufficienti per affrontare le complessità operative che emergono. “È essenziale stabilire un ambiente di certezza legale, coinvolgendo le autorità competenti, anche per quanto riguarda le sanzioni applicabili in caso di infrazioni,” afferma Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Associazione Bancaria Italiana. “Questo aspetto è cruciale per le banche, che devono attuare queste disposizioni normative.”
Richieste di maggiore chiarezza da parte delle banche
Le istituzioni finanziarie richiedono un quadro normativo chiaro e definito, con regole di facile applicazione. La necessità di certezza legale è accentuata dalle pesanti sanzioni previste dall’articolo 6 della legge, che variano da 150mila a 1,5 milioni di euro, oltre alla possibile perdita dei requisiti di onorabilità per gli amministratori. Un’altra complicazione deriva dall’assenza di un elenco ufficiale e aggiornato delle entità soggette a restrizioni, fornito dalle autorità. La legge estende inoltre il divieto di finanziamento a quelle società che forniscono componenti a chi produce armi non convenzionali, potenzialmente anche un singolo bullone. Le incertezze sono molteplici, incluso il destino dei titoli e degli strumenti già presenti nei portafogli dei clienti: è possibile venderli o no?
Focus sugli Etf
Un punto particolarmente delicato per le banche riguarda gli Etf e altri strumenti che replicano gli indici, i quali a volte includono azioni di società presenti nelle liste nere, come quella di Nummus o di altri fornitori privati. L’approccio alla gestione degli Etf varia significativamente tra gli intermediari finanziari. Ad esempio, Bper ha deciso di bloccare gli Etf, anche quelli quotati a Piazza Affari, se nel loro portafoglio figurano azioni presenti in liste pubbliche, come evidenziato in una lettera pubblicata da Plus24 la scorsa settimana riguardante Vaneck Space Innovators e Vaneck Defense. Al contrario, Fineco continua a offrire questi due Etf sulla sua piattaforma. In generale, Fineco valuta gli Etf basandosi sul loro emittente: “Gli Etf non sono emessi dalle società sotto embargo, quindi non rientrano nelle restrizioni applicate da Fineco,” spiegano dalla banca.
Fineco inoltre sottolinea il suo impegno nel rispetto della legge 220/2021, che vieta il finanziamento diretto o tramite entità controllate ai produttori o commercianti di mine antiuomo e bombe a grappolo, sia in Italia che all’estero. “Per questo motivo consultiamo un elenco pubblico di aziende che producono tali armamenti e abbiamo implementato un servizio aggiuntivo per identificare gli strumenti finanziari emessi da queste entità, che dunque non possono essere trattati sulla nostra piattaforma di trading,” aggiungono da Fineco. La banca utilizza la lista pubblica di Nummus, oltre a quelle di Six Financial e Refinitiv. Riguardo ai fondi comuni distribuiti dalla banca, Fineco acquisisce certificazioni di conformità alla normativa da parte delle case di gestione prodotti, inclusa Fineco Asset Management, e per gli asset manager esteri si fa riferimento a normative internazionali simili, come le Convenzioni Internazionali di Ottawa e Oslo.
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Esperta in finanza, Giulia Moretti analizza con rigore le tendenze economiche e i movimenti del mercato. Traduce la complessità finanziaria in informazioni semplici per permetterti di fare scelte consapevoli.