Proteggi il Tuo Giardino: Strategie Efficaci Contro i Cambiamenti Climatici

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La trasformazione nel processo di progettazione

Un approccio ben strutturato alla progettazione, guidato da figure professionali qualificate, rappresenta un essenziale punto di partenza per prevenire la necessità di interventi urgenti. Ciò premesso, anche i progettisti del verde stanno ora integrando le emergenze climatiche e i loro effetti nei loro metodi e processi di progettazione, includendo anche la sensibilizzazione dei clienti e dei giardinieri verso questi temi.

Laura Rodolfi condivide la sua esperienza: «Nel mio ambito di progettazione di giardini privati nel Nord Italia, in aree storicamente umide e ricche di risorse idriche, abbiamo iniziato a notare i cambiamenti. L’estate 2022, particolarmente secca e calda, ha lasciato un’impronta indelebile non solo nelle numerose piante disseccate che costellano i boschi e i parchi urbani, ma anche nell’approccio culturale locale alla gestione dei giardini, che fino ad ora ha preso per scontata la disponibilità di acqua e la possibilità di modellare liberamente la natura, senza considerare il consumo ingiustificato di risorse che questo comporta.
Oggi, più che mai, è fondamentale che la progettazione dei giardini rispetti l’ambiente circostante e si integri armoniosamente nel paesaggio locale.

Nei miei progetti ho sempre adottato questo criterio; pertanto, il mio approccio non si modificherà radicalmente: i giardini che realizzo sono tradizionalmente caratterizzati da prati di dimensioni contenute e da aree densamente piantumate, che contribuiscono a migliorare il microclima del giardino e dell’abitazione, proteggendosi autonomamente dall’eccessivo calore.

Inoltre, è cruciale orientare i clienti verso soluzioni di progettazione sempre più sostenibili e prestare maggiore attenzione nella selezione delle specie vegetali e delle soluzioni progettuali, evitando quelle che richiedono un elevato consumo di acqua.
«Questo cambiamento richiede una consapevolezza che deve attraversare tutti i livelli, dal progettista al giardiniere fino al cliente, e certamente è un processo che richiederà tempo».
Davide Valente evidenzia l’importanza della consapevolezza in ogni fase del processo: «Ogni elemento della progettazione di un giardino deve essere pensato in relazione al cambiamento climatico. Dalla selezione delle piante, agli elementi di arredo, ai materiali, preferisco opzioni che considerino le specie autoctone, la sostenibilità e soluzioni a basso impatto ambientale o a bassa manutenzione, promuovendo paesaggi più naturali e spontanei che favoriscano anche la fauna locale. Esploro continuamente nuove soluzioni come lo “xeriscape”, un paesaggio adatto alla siccità, che spesso offre spunti preziosi per la progettazione. È essenziale essere sempre consapevoli del ruolo cruciale che ogni progettista di spazi verdi gioca nella lotta contro il cambiamento climatico».
Strategie per proteggere i giardini

Dal punto di vista pratico, esistono svariate strategie utili per proteggere il proprio giardino dalle temperature elevate e dalla minaccia di siccità.

Da fare
• «Contro le temperature eccessive, le piante più a rischio sono quelle isolate o in posizioni esposte al sole e al vento: è meglio progettare il giardino in modo da raggruppare le piante, creando macchie o aiuole miste, dove le piante – pur correttamente distanziate – si proteggono a vicenda, ombreggiando il suolo e creando un microclima più fresco e umido.

La pacciamatura del suolo, preferibilmente con uno strato di materiale organico, è fondamentale per limitare il surriscaldamento del terreno e ridurre l’evaporazione dell’umidità.

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Per mitigare i danni delle “bombe d’acqua” è poi essenziale progettare il giardino in modo da ridurre al minimo le pavimentazioni impermeabili, che convogliano tutta l’acqua nelle aree verdi circostanti (o peggio ancora la disperdono nella rete di raccolta, sprecandola), sostituendole con pavimentazioni morbide e drenanti (ad esempio, ghiaia), oppure creando, se lo spazio lo consente, un rain-garden nelle vicinanze, che raccolga l’acqua in eccesso e la smaltisca lentamente attraverso l’assorbimento da parte del terreno e delle piante» suggerisce Laura Rodolfi.


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Cosa evitare
• «Non irrigare il prato durante le ore notturne! L’irrigazione notturna, in assenza di evapotraspirazione, impedisce che l’eccesso di acqua sulla foglia evapori. La persistenza dell’umidità sulla foglia favorisce la proliferazione di malattie fungine, che spesso causano macchie di ingiallimento nel tappeto erboso. L’ingiallimento è spesso interpretato come una carenza di acqua e di conseguenza seguito da un’irrigazione ancora più abbondante. Questo è un errore. Per una corretta gestione del prato, quindi, è meglio irrigare preferibilmente durante le ore calde e soleggiate, così che l’eccesso di acqua evapori rapidamente, e non troppo frequentemente.

• Non tagliare il prato troppo corto, pratica nota come “scalping”. Un taglio adeguato per le specie microterme prevede un’altezza di almeno 7-8 cm a prato appena sfalciato. Mantenere il prato più alto aiuta la pianta a mantenere più superficie fotosintetica attiva e quindi a rimanere in salute; inoltre, un prato più alto previene la scopertura del terreno, riducendo così la sua rapida essiccazione.

• Non concimare con fertilizzanti ad alto contenuto di azoto durante la stagione estiva. Quando le temperature sono elevate, le piantine del prato tendono a rallentare la loro attività fotosintetica come meccanismo di protezione contro l’evapotraspirazione eccessiva. Fornire al prato una concimazione azotata in questo periodo significa stimolare la sua attività nel momento meno opportuno. In estate è quindi preferibile optare per una concimazione a base di potassio, che aiuta il prato a immagazzinare riserve nelle radici per affrontare periodi di stress vegetativo», consiglia Vanessa Campanini.

Un nuovo approccio all’irrigazione

I professionisti coinvolti in questa discussione hanno confermato che è in corso un ampio dibattito nel settore del paesaggismo sul tema dell’irrigazione. Anche in questo contesto, come già accennato in relazione all’intero processo di progettazione di un giardino, affidarsi a un esperto di irrigazione rappresenta una scelta responsabile, poiché da esso dipenderà anche il risparmio di risorse.

Laura Rodolfi spiega: «L’irrigazione automatica, tranne che nei giardini molto piccoli, è preferibile rispetto a quella manuale perché permette di ottimizzare l’apporto idrico. Ovviamente, l’impianto deve essere progettato e dimensionato correttamente per garantire un funzionamento efficiente e evitare sprechi, fornendo acqua solo quando è realmente necessario: un sistema a goccia o a ala gocciolante permette di irrigare le aree piantumate con un consumo minimo d’acqua, purché sia controllato da centraline programmabili e sensori che ne sospendano il funzionamento in caso di pioggia. È inoltre fondamentale evitare l’irrigazione diurna, specialmente nelle ore più calde, quando l’alta evaporazione determina uno spreco significativo d’acqua».

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Suggerimenti pratici anche per l’irrigazione:

• ridurre al minimo l’estensione del tappeto erboso, fino a eliminarlo completamente nei giardini più piccoli, dove può essere efficacemente sostituito da aree calpestabili con pavimentazioni “morbide”, circondate da piantumazioni erbacee o arbustive a basso fabbisogno idrico (e, per inciso, anche a bassa manutenzione);
• superare il mito del “prato all’inglese” uniforme e impeccabile, ormai superato anche nella stessa Gran Bretagna, e orientare il proprio gusto estetico e le proprie aspettative verso un prato rustico dall’aspetto meno formale, rinunciando al diserbo selettivo e accogliendo di buon grado la presenza di altre specie erbacee, come trifoglio, pratoline, violette o il tarassaco, così come le inevitabili discontinuità della colorazione; un prato così “arricchito” e diversificato, oltre che meno fragile, sarà habitat gradito ad un’utile microfauna, agli insetti ed agli uccelli, contribuendo ad aumentare la biodiversità.

Le specie più a rischio

Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona e pubblicato sulla rivista Science Advances in occasione della Cop25, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima del 2019, ha rivelato che il 40% delle piante è a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici. «Le piante soffrono quando le condizioni del loro habitat subiscono variazioni», conferma Daniele Volante; tra queste, le più vulnerabili sono le acidofile, spesso colpite da agenti esterni. Ma anche quelle che necessitano di grandi quantità d’acqua, come azalee, rododendri o le piante del sottobosco umido.

«Se si desidera continuare a coltivarle, pur sapendo che le risorse idriche saranno sempre più limitate, oltre a ridurne la quantità è opportuno creare angoli riparati e opportunamente ombreggiati, magari in lievi depressioni del terreno, dove l’umidità possa accumularsi più facilmente.
Anche le piante in vaso sono molto più “fragili” a causa della loro totale dipendenza da regolari annaffiature e per il maggiore surriscaldamento del terriccio: per questa ragione, sarà opportuno limitarne la presenza al minimo indispensabile, privilegiando pochi contenitori grandi piuttosto che numerosi piccoli vasi, dove la terra si asciuga più rapidamente», continua Laura Rodolfi.

Hai altre esperienze o consigli da condividere riguardo la tutela del giardino dai cambiamenti climatici? Scrivici nei Commenti!

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