Nel documento redatto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi si discute della dittatura del partito rivoluzionario e della metodologia democratica come un “ostacolo” | Ecco il contenuto del Manifesto di Ventotene e il motivo per cui i partiti storici europei non lo hanno sottoscritto
La visione dell’Europa delineata nel manifesto di Ventotene “non rappresenta la mia Europa”. E «la vostra concezione di Europa mi risulta poco chiara», poiché durante l’evento in piazza del Popolo il 15 marzo scorso e persino in questa sede, «il Manifesto di Ventotene è stato frequentemente citato da molti partecipanti: spero non lo abbiano mai letto, altrimenti sarebbe allarmante». Così ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, concludendo il suo intervento nel dibattito in preparazione al Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, prima di «riportare letteralmente alcuni estratti significativi» del documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
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Il testo parla di «rivoluzione europea che per soddisfare le nostre necessità deve essere socialista», ovvero «la proprietà privata deve essere soppressa, limitata, modificata, estesa in base al caso, quindi non in modo dogmatico ma analizzando situazione per situazione».
Successivamente, si specifica che «nelle fasi rivoluzionarie, in cui le istituzioni non devono essere semplicemente gestite ma fondate, la pratica democratica si rivela un fallimento evidente». Inoltre, si afferma che «la metodologia politica democratica diventerà un intralcio nel corso della crisi rivoluzionaria» poiché «nel momento in cui è richiesta la massima determinazione e audacia, i democratici si trovano disorientati non avendo alle spalle un consenso popolare spontaneo, ma solo un confuso turbinio di passioni».
Le direttive del «nuovo ordine, della prima disciplina sociale per le nuove masse» provengono dal partito rivoluzionario che «trascende la visione e la certezza di ciò che deve essere fatto non da un consenso preventivo da parte della volontà popolare ancora inesistente, ma dalla sua consapevolezza di incarnare le esigenze profonde della società moderna». Attraverso «questa dittatura del partito rivoluzionario si sviluppa il nuovo Stato e si forma attorno a esso la nuova democrazia».
In conclusione, la premier ribadisce, «non so se questa è la vostra Europa, ma di certo non è la mia». Queste parole hanno scatenato un tumulto in Aula. (riproduzione riservata)
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Giornalista esperto, Alessandro Bianchi guida il lettore nell’attualità italiana e internazionale con passione e precisione. Il suo approccio didattico rende l’informazione accessibile a tutti.